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Santuario N.S. della Misericordia

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Il Santuario di N.S. della Misericordia di Montaldero, situato in mezzo ai boschi dell’omonima vallata a circa due chilometri dal centro di Arquata, trae origine dall’involontaria inadempienza di un voto espresso da un arquatese, tale Giobatta de Benedetti.
Questi, nei primi decenni del XVII secolo, aveva deciso di recarsi in pellegrinaggio votivo al Santuario della Madonna della Misericordia di Savona, dove il 18 marzo del 1536, nella valle del Letimbro, era apparsa per due volte la Madonna al contadino Antonio Botta. De Benedetti, forse per motivi di salute che gli impedirono un viaggio non breve (un centinaio di chilometri), non riuscì a soddisfare il suo voto; gli venne così consigliato, in sostituzione, di far dipingere l’immagine della Madonna su un pilone, già sostegno di un rustico casolare o seccatoio di castagne situato in un terreno boschivo di proprietà della famiglia, al quale avrebbe potuto recarsi a piedi lui stesso e dove avrebbe attratto in seguito un gran numero di devoti.
Nel 1646 l’immagine dipinta sul pilone era già diventata un’edicola. Diversi decenni dopo i parrocchiani di Arquata s’impegnarono a raccogliere elemosine e a svolgere lavori per riedificare una nuova cappella. Questa fu benedetta, col suo nuovo altare, nel 1718, dopo venticinque anni di lavori. La chiesuola del 1718 ne sostituiva senz’altro un’altra eretta precedentemente, ma meno confacente.
Il 21 settembre 1810 il papa Pio VII rilasciava un Breve pontificio per concedere l’Indulgenza Plenaria in forma di Giubileo per il giorno della Natività di Maria e per l’ottava al santuario di Montaldero, per l’interessamento dell’allora viceparroco don Serafino Cambiaso.
Nel 1815 il Santuario venne ampliato dai mastri muratori fratelli Giovanni e Gaetano De Giovanni e dalla ditta Brenta, che costruirono un nuovo altare, ribenedetto l’8 settembre; nella facciata furono eretti due campanili a vela con le rispettive campanelle. In quell’occasione venne esposto un nuovo dipinto rappresentante N.S. della Misericodia con i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova inginocchiati ai suoi piedi, che si trova ancora oggi sopra l’altare.
Nel 1833 fu portata a termine, dopo quattro anni di lavori, la nuova sagrestia del santuario, che sostituiva la vecchia, di minori dimensioni.
Il 26 maggio 1843 il Papa Gregorio XVI rilasciava da Roma un nuovo Breve Pontificio riguardante l’Indulgenza Plenaria settennale ai fedeli che intendevano visitare il santuario e comunicarsi il giorno della sua festa.
Nel 1847 iniziarono i lavori per l’ulteriore ampliamento della chiesa, i più significativi dei quali sarebbero terminati nel 1850 e avrebbero portarono alla forma attuale dell’edificio, con il porticato che si apre davanti alla facciata.
Il pulpito in pietra grigia e rosata venne collocato dove si trova attualmente, sulla sinistra davanti alla balaustra in marmo, nel 1871. Prima di allora era situato nella parrocchiale di S. Giacomo, per la quale era stato costruito nei primi anni del ‘600.

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Si decise di costruire un vero e proprio campanile, con la sua cupola in rame, nel 1894. Le tre campane, montate successivamente, furono benedette solennemente il 29 settembre 1912. Qualche tempo dopo la campana maggiore venne trafugata e si dovette attendere il settembre 1929 per avere nuovamente il concerto completo delle tre campane.
Per accedere al santuario erano sempre state usate due strade campestri, erte e molto scomode. Dopo vari anni di lavoro, di maestranze e anche di numerosi volontari, una nuova strada fu inaugurata e benedetta dal Vescovo di Tortona Monsignor Pietro Grassi il giorno 11 settembre 1932. Lo ricorda una lapide posta sotto il pronao del Santuario.
Nell’inverno del 1957 venne sostituito l’altare con quello di marmo che vediamo oggi. L’altare era collocato, prima di allora, nella cappella del Battistero in parrocchia e proveniva dalla chiesetta privata campestre sconsacrata chiamata comunemente “S. Barbara”.
Da vari anni un gruppo di volontari, denominati “amici di Montaldero”, si occupa della cura, della manutenzione e dell’abbellimento del santuario.

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