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Oratorio N.S. dell’Assunta

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È l’oratorio della Confraternita dei Disciplinanti, attualmente denominata di S. Carlo, che sovrasta la scalinata dell’antica Contrada del Forno, al centro del Borgo Interiore, guardato dall’alto dalla torre del castello. La notizia più antica della sua esistenza è del 1478 e si trova in un testamento redatto in un atto notarile, che lo menziona come oratorio di S. Maria di Arquata. Dopo l’aggregazione della confraternita all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma nel 1607 l’edificio verrà sempre citato come oratorio di S. Maria V. Assunta, anche se attualmente è denominato sovente e impropriamente oratorio di S. Anna.
Questa chiesa è stata oggetto di drastiche trasformazioni nei suoi primi due secoli di storia, che hanno visto l’allungamento della navata eseguito in due tempi diversi e poi una completa trasformazione avvenuta nei primi anni del ‘600, con l’elevazione di circa 1,5 metri del pavimento e il conseguente rifacimento della fabbrica, più alta e con volta a botte, allargata di circa 1,5 metri verso monte. Tali modifiche si sono potute constatare durante gli scavi efettuati nel 2004 in occasione del rifacimento del pavimento, quando è venuta alla luce la base dei muri dei vecchi perimetri della chiesa. Nel corso dello stesso lavoro sono state trovate le otto antiche sepolture, realizzate dal 1715 al 1816, di altrettanti confratelli che, per la loro particolare devozione a questa chiesa, avevano espresso in vita il desiderio di esservi tumulati. Il nuovo pavimento, il quale è stato rifinito con piastrelle di marmo bianco e bardiglio disposte a losanga come d’uso delle chiese del genovesato, presenta, incisi sopra ogni sepoltura, il nome e le date di nascita e di morte delle persone tumulate.

La facciata dell’oratorio presenta un portale formato da due lesene con capitelli di pietra in stile ionico sui quali poggia l’architrave, sormontato da un timpano con l’apice interrotto da una nicchia in cui è inserito un antico dipinto di M.V. Assunta. Sopra alla nicchia si apre un finestrone con voltino a tutto sesto che dà sulla navata. La parte più alta della facciata, infine, è chiusa da un timpano con bordi dentellati al centro del quale si apre un oculo oblungo che porta luce al solaio.

Al sagrato si accede tramite un’artistica cancellata in ferro battuto dei primi del ‘900.
Il campanile, la cui parte superiore è proporzionata e slanciata, presenta una cella campanaria con tre campane. Questa è sovrastata da tamburo ottagonale e da una snella lanterna con oculi a vetri colorati, sulla quale si trova una cupola in rame culminante con la sua croce.

Bibliografia
La storia dell’oratorio è riportata nel volume La confraternita di San Carlo di Arquata e il suo oratorio, a cura di A. Allegro, Arquata Scrivia 2003.

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