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Confraternita di S. Carlo

La confraternita di S. Carlo è nata nel XV secolo col nome di Compagnia di Disciplinanti di S. Maria. Essa è legata alle confraternite che si espansero a Genova ai primi del ‘400 dei Battuti Bianchi o Flagellanti. Queste costituivano la versione moderata di un movimento sorto due secoli prima nel centro Italia in forme più estremistiche, composto da persone che vagavano per città e campagne abbigliate con un sacco e coperte da un cappuccio che ne celava l’identità, flagellandosi pubblicamente nella convinzione di poter così scongiurare guerre ed epidemie.
I Disciplinanti di Arquata, primi fra tutti nella zona, si sono aggregati all’Arciconfraternita Romana del Gonfalone, come mostra la relativa Bolla Pontificia datata 4 giugno 1607, che riguarda concessioni di privilegi a favore del sodalizio. L’odierno titolo di confraternita di S. Carlo Borromeo si riscontra solo a partire dal 1868 ed è stato adottato in quanto il sodalizio si era uniformato alla “Regula Mediolanensis”, approvata dal 2° Concilio Provinciale di Milano svoltosi nel 1569 sotto la presidenza di S. Carlo. La confraternita è stata iscritta nel Registro delle Persone Giuridiche della Prefettura di Alessandria il 1° giugno 1987, mentre il suo nuovo statuto è stato approvato dal Vescovo di Tortona nel 1974.
I Disciplinanti di Arquata, oltre a curare la liturgia, si sono resi utili, fin dagli albori della loro costituzione, fornendo assistenza ai più bisognosi. In tempi nei quali mancavano enti assistenziali, sostenevano con elargizioni di grano e legna le famiglie più povere, si occupavano della buona morte, seppellivano i defunti accompagnandoli al cimitero col canto e le preghiere di suffragio e partecipavano alla catechesi con dei confratelli particolarmente preparati.
La confraternita è legataria di un patrimonio spirituale e artistico che viene amministrato dal suo consiglio. Questo è eletto dall’assemblea di tutti i confratelli iscritti, che attualmente sono circa 300, anche se i più attivi, che partecipano alle funzioni indossando la divisa tradizionale, non superano di solito la quindicina.
Il consiglio della confraternita è eletto annualmente ed è costituito da un priore, un vicepriore, sei consiglieri, un maestro dei novizi, un tesoriere, un cancelliere. Da tempo al tesoriere si è aggiunto il cassiere, che si occupa dei conti e delle spese, mentre al primo rimane la cura e la conservazione degli oggetti di valore dell’oratorio. L’insediamento del priore avviene nel pomeriggio della domenica di Quinquagesima in concomitanza con le Quarantore, con una storica e suggestiva cerimonia che si tramanda di generazione in generazione da tempo immemorabile ed è uno dei simboli della continuità e della conservazione delle tradizioni religiose e devozionali, ma anche storiche e culturali del popolo di Arquata.

La veste che hanno sempre portato i confratelli della Compagnia dei Disciplinanti durante le cerimonie è una semplice cappa bianca legata in vita da una corda con nodi detta cingolo. In alcune occasioni alla cappa veniva aggiunto un cappuccio bianco conico con due buchi in prossimità degli occhi, indossato durante alcune processioni di penitenza o durante lo svolgersi delle discipline. Alla semplice cappa bianca della confraternita è stata aggiunta circa un secolo or sono la mozzetta o tabarrino di color rosso.
Oggi la confraternita di S. Carlo aiuta i sacerdoti della parrocchia nelle opere di culto, contribuisce a rendere più solenni i riti, suffraga i defunti con preghiere e con canto dell’ufficio e messe comunitarie; partecipa attivamente alle solennità delle Piccole e Grandi Quarantore, a tutti i riti della Settimana Santa, alla processione del Corpus Domini, celebra la festa di S. Anna nel proprio oratorio, interviene alle festività patronali di M.V. Assunta e di S. Rocco con le rispettive processioni; durante la Commemorazione dei Defunti canta in latino l’ufficio dei morti e partecipa all’Ottavario; il 4 novembre celebra la festa del patrono della confraternita, S. Carlo Borromeo, e infine solennizza l’Immacolata e il Natale.
Fra le tradizioni che custodisce c’è quella, tipica delle confraternite liguri e del Basso Piemonte, dei “portatori di Cristi”, persone che, con particolari tecniche, trasportano i grandi crocifissi artistici durante le processioni.
La confraternita organizza due pellegrinaggi annuali votivi al Santuario della Misericordia di Montaldero: alla S.S. Trinità e la domenica dopo il 16 luglio; un altro storico pellegrinaggio curato dalla Confraternita è quello che si svolge ininterrottamente dal 1481 al Santuario di N.S. delle Grazie nel convento in Valle di Gavi, in ottemperanza ad un voto formulato dalla Comunità di Arquata contro la peste. La confraternita è solita offrire a tutti coloro che prendono parte a questi pellegrinaggi un rinfresco. Oltre a queste manifestazioni, che si svolgono ancora oggi, la confraternita in passato effettuava, a gennaio, una processione che dall’oratorio si recava alla chiesa di S. Antonio Abate dove veniva festeggiato il Santo e all’ultimo giorno di carnevale cantava l’ufficio dei morti per la redenzione delle anime dei confratelli defunti, installando per l’occasione nella navata dell’oratorio un apposito catafalco con drappi neri. Alla sera del Giovedì Santo partivano dall’oratorio i confratelli incappucciati in processione per il paese e si recavano poi alla chiesa parrocchiale per l’adorazione dell’Altare della Deposizione (detto tradizionalmente Sepolcro); quindi i confratelli ritornavano, sempre in processione, all’oratorio, dove, a porte chiuse, praticavano le discipline battendosi le spalle con il cingolo e recitando i salmi penitenziali. Si solennizzavano inoltre le feste di S. Giovanni Battista e S. Bonaventura; il 16 agosto si partiva dall’oratorio in processione per recarsi nella chiesetta di S. Rocco – oggi non più esistente – dove si cantava la messa. Il 19 ottobre si celebrava la festa di S. Pietro d’Alcantara nell’apposita cappella della chiesa parrocchiale, appartenuta alla confraternita fin dal ‘500, dove, in due sepolture, venivano inumati i confratelli defunti.
Di fronte all’altare di S. Pietro d’Alcantara si trova quello di M. V. Assunta, impreziosito nel suo interno dal gruppo ligneo della Madonna Assunta , scolpito nel 1803 dal valente scultore gaviese Bartolomeo Carrea. La statua, del peso di circa 8 quintali, fu commissionata dalla confraternita nel 1802 in onore della patrona del proprio oratorio.

È stata portata a spalla dagli stessi confratelli durante la processione del 15 agosto per oltre 150 anni, mentre oggi viene trasportata con mezzi meccanici.
La Confraternita ha pubblicato il Libro dei Canti, a cura di C. Desirello, Arquata Scrivia 2002, che raccoglie i testi delle celebrazioni cui partecipa, in latino e in italiano, e il volume La confraternita di San Carlo di Arquata e il suo oratorio, a cura di A. Allegro, Arquata Scrivia 2003, che ne traccia la storia.

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