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Pozzo barocco

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La tradizione orale del luogo attribuisce al pozzo di Piazza del Mercato oggi Santo Bertelli, origine assai remota. Il documento più antico che ne cita l’esistenza risale al 1598; del resto, nella Via Interiore, alle due estremità del nucleo storico del borgo, esistono a tutt’oggi due pozzi d’età medioevale che testimoniano un sistema di approvvigionamento idrico alquanto esteso e assai antico.
Verosimilmente, la realizzazione del pozzo di Arquata nelle attuali forme, è da porre in relazione alle vicende storiche che hanno per protagonista la famiglia Spinola, che in tale luogo tenne feudo su un arco di tempo assai esteso: a partire dal 1 luglio 1313, data d’insediamento di Opizzino Spinola per investitura imperiale, fino al 1797, anno in cui venne soppresso il feudalesimo.
Già da una prima valutazione dei caratteri architettonici del manufatto appare evidente la sua appartenenza alla cultura figurativa del primo barocco, di area ligure; tale fatto lascia supporre che possa essere stato concepito in occasione di un rilevante evento della storia locale, occorso proprio nella prima metà del XVII secolo.

Nell’anno 1641 Ferdinando III pose fine ad un periodo di frazionamento del feudo, dovuto a ragioni ereditarie, a cambi e a vendite avvenute in varie epoche – creando Filippo Spinola marchese di Arquata. In tal modo il nuovo marchese, cui per diritto ereditario spettavano quattro quindicesimi del feudo, riuscì non solo a liquidare gli altri pretendenti, riaccorpando così l’antico dominio, ma anche ad ottenere il privilegio di battere moneta e di creare dottori e notai.
L’evento doveva sicuramente costituire un fatto di grande rilevanza nella società locale, per cui appare verosimile che Filippo Spinola si conformasse alle consuetudini locali dell’epoca celebrando il proprio successo politico con opere di abbellimento e di pubblica utilità. Se infatti si osservano tanto il palazzo marchionale, quanto l’area che un tempo doveva costituirne la diretta pertinenza, si riscontrano vari interventi che, per materiali, finiture, lavorazione e gusto appaiono coevi al pozzo. Il palazzo presenta infatti tracce evidenti di un cospicuo ampliamento: nel giardino pensile, a monte del fabbricato, si notano un ninfeo e un fondale cuspidato, mentre sul lato sinistro della facciata a valle, si trova un fastoso portale che doveva costituire l’accesso principale al giardino, oggi perduto, ma ancora visibile in una planimetria del 1826.

Si suppone quindi che, in tale circostanza, Filippo Spinola, nel suo piccolo, si comportasse come i papi e i sovrani dell’epoca: oltre che abbellire la propria residenza, avrebbe cioè inteso ingraziarsi il favore popolare facilitando l’approvvigionamento di un bene allora prezioso: l’acqua mediante la ristrutturazione del pozzo pubblico, in modo da renderlo non solo di più comoda utilizzazione, ma anche di grande effetto decorativo.

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