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La casa gotica

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La “Casa Gotica”

Il diritto a riscuotere il dazio conferito a Opizzino Spinola e la sua investitura a feudatario (1313) segnano l’inizio di un periodo caratterizzato da una certa vivacità dell’attività edilizia di Arquata.
Sono ascrivibili a questo periodo, oltre all’ospedale (1325), anche diverse case del borgo, come testimonia la data incisa sulla chiave di un portale: è dunque assai probabile che risalga a questo periodo anche l’edificio ubicato nella V ia Interiore al n° civico 31.
Alfredo D’Andrade, in occasione di una visita ad Arquata avvenuta nel 1882, notò la presenza di diverse case con pareti intelaiate, rimasto particolarmente colpito da questa, ne stilò dettagliati schizzi di rilievo. In una nota a margine egli osservava: “…casa intarallata in legno, molte di queste si vedono tuttora in Arquata, specie nei vicoli che dalla via Maestra salgono verso il Castello. Questi vicoli con queste case sono estremamente pittoreschi…”.
Sono chiaramente leggibili alcuni elementi architettonici tipicamente medievali, quali la decorazione a dentelli della colombaia nel timpano, alcune fasce di mattoni a spinapesce, gli aggetti propri alla tecnica costruttiva delle pareti intelaiate.
La tipologia edilizia richiama la cosiddetta maison à la guise de France, la tipica casa medievale di città, con bottega a piano strada, ingresso e scala in posizione laterale, locali abitativi al primo e al secondo piano .

Cenni sulla tecnica costruttiva delle pareti intelaiate
L’edificio in oggetto presenta i caratteri di un vero e proprio reperto archeologico anche e soprattutto come testimonianza eccezionale della tecnica costruttiva a pareti intelaiate. Eccezionalità che deriva dalla sua collocazione geografica, eccentrica rispetto al mondo nordico dove tale tecnica veniva impiegata largamente fino ad epoche relativamente recenti.
Oltre a ciò, nel Nord Italia le testimonianze di abitazioni medievali sopravvissute indenni da pesanti alterazioni sono comunque assai rare: ricordiamo gli esempi di Bologna, di Como, e del Ricetto di Candelo nel biellese.
Ben nota e documentata è invece la tecnica del cosiddetto Fachwerk tedesco caratterizzato da sofisticata struttura lignea, lasciata a vista, come elemento decorativo delle facciate. Nella casa di Arquata molto probabilmente l’intelaiatura era già in origine coperta da scialbature di calce o da veri e propri strati di malta, ma ciò andrà appurato mediante analisi stratigrafiche degli intonaci.
Per quanto riguarda lo schema dell’intelaiatura, questa casa si differenzia dagli esempi nordici per una maggiore semplicità e per l’apparente assenza di elementi diagonali di controventatura. In questo sembra richiamare piuttosto altre tipologie meridionali, quali sono ancor oggi visibili in Spagna, a Segovia, in alcune case mudéjare: le abitazioni degli ultimi mussulmani in territorio europeo.

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