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U fussò du ri

Arquata deve il suo nome agli archi dell’acquedotto che forniva la città romana di Libarna. Il nucleo originario del paese va collocato sulla collina del castello, dove presumibilmente già in nell’età del ferro si trovava un insediamento ligure. Tra X e XI secolo, probabilmente sul sito di un precedente villaggio curtense, sorse il castrum, ossia un villaggio fortificato eretto per volontà dei domini locali di stirpe obertenga (marchesi di Parodi e avi degli Estensi). Nei secoli successivi il castello andò assumendo un ruolo sempre più militare, obbligando la popolazione a edificare la villa, sita sulle pendici della collina, nella parte alta di Via Carrara, e il burgus, abitato posto lungo la via maestra, vale a dire l’antica Via Postumia. Nei secoli centrali del me-dioevo Arquata fu a lungo contesa tra le signorie locali e i distretti comunali che si andavano affermando: Genova e Tortona. Proprio quest’ultima ebbe la meglio sulla rivale durante la metà del XIII secolo e, per sancire la propria supremazia, fondò il “Borgo Nuovo”, meglio conosciuto come Via Interiore. Nel 1312 Arquata entrò a far parte dei vasti possedimenti della famiglia genovese degli Spinola, che ne tenne il possesso fino al 1797, anno della soppressione dei Feudi Imperiali da parte di Napoleone. Durante la dominazione spinolina, Arquata si espanse fino ad arrivare ad occupare l’area tra il fossato di Regonca (fussö du Rì) e l’ospedale di S. Bartolomeo. Nel 1770, come si leg-ge sul catasto, le contrade erano ben dieci: del Fossato, dei Brugnoni, di S. Maria di Prevallo, del Mercato, Borgo Interiore, del Cimitero, Esteriore, di S. Rocco, di Carrara e di S. Bartolomeo. Dopo il Congresso di Vienna il paese fu annesso al Regno di Sardegna (poi al Regno d’Italia); nel 1861, in virtù della legge Rattazzi, fu staccata dalla Liguria e in-serita nella neonata provincia di Alessandria. Nel 1853 fu raggiunta dalla linea ferroviariaTorino-Genova e nel 1922 dalla direttissima Milano-Genova, infrastrutture che ne favorirono lo sviluppo industriale.

arquata xix secolo

Il disegno, realizzato da Domenico Cambiaso intorno alla metà del XIX secolo, mostra il paese ancora privo della piazza dei Caduti e dell’edificio dell’Albergo Arquata. Al loro posto c’è un fitto boschetto alberato. Lo skyline è segnato dalla torre, i campanili dell’oratorio e della parrocchiale di S. Giacomo e dalla torretta della masseria Erta o “le Colombaie”. Sul castello diroccato si possono ancora scorgere i ruderi della torre-porta di accesso.

piazza caduti 900

Fotografia dei primi decenni del ‘900, la cui inquadratura è pressoché identica al disegno precedente. In primo piano si nota l’Albergo Arquata, di recente realizzazione, e altri nuovi edifici innalzati lungo via Libarna, a rimarcare la grande importanza che andava via via assumendo la rinnovata viabilità. La torre è ancora da restaurare, ma la collina è ora ricoperta da alberi, segno che in poco più di mezzo secolo le colture che vi si praticavano erano state abbandonate.

arquata antica

L’immagine, tratta da una mappa realizzata nel 1594 da Silvio Bonemano Matematico e conservata all’Archivio di Stato di Genova, costituisce la più antica raffigurazione di Arquata. Il disegno è stilizzato, ma rende sufficientemente l’idea di un borgo racchiuso da mura e dominato da una torre. La scritta “Arquata terra de Imperio” indica l’appartenenza diretta all’Impero Germanico, di cui gli Spinola erano diretti feudatari.

arquata 1859

Litografia del 1859 che mostra la porzione di territorio arquatese verso Rigoroso, vista dal castello. Al centro è riconoscibile la chiesa di S. Antonio con il cavalcavia, oggi scomparso, che permetteva di superare la ferrovia e raggiungere Varinella. La linea ferroviaria percorreva all’epoca la sede dell’attuale via Roma, e a sinistra è visibile la vecchia stazione. In primo piano ancora la torre e il castello.

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